E poi riapparve prepotente, quella arcaica sensazione/ bisogno di essere riconosciuto. Era convinto che, finalmente, aveva superato quella ferita che, in passato si riapriva continuamente. Sentiva di averla accolta e curata con cura ed era convinto che fosse oramai solo un segno sulla sua anima, ma invece improvvisamente un Ping pong dialettico fece saltare qualche punto di sutura e quell’angosciante sensazione di non essere visto, considerato, ascoltato lo fece affogare in un lungo silenzio per lui altamente rumoroso tanto da ricoprire qualsiasi altro rumore. Che fare, allora? Fu questa domanda, che lo fece sobbalzare e riflettere: se qualcuno che non lo riconosceva, il suo equilibrio non era messo più in discussione. L’altro in questo caso non riusciva profondamente a considerare la possibilità di avere di fronte una persona integra, che ‘mostrante’ tutto si riconosceva interamente, ma lo considerava un pericolo per il suo equilibrio precario. Non era un giudizio, aveva imparato a star lontano da queste trappole, ma una ‘semplice’ considerazione che lo riportava in se’, riuscendo a rompere le vecchie dinamiche e lasciare andare chi ancora una volta non riesciva a vivere alcune emozioni in modo sano e liberatorio, come atto di evoluzione e non di attentato alla propria casetta di vetro….rdn