Sentiva….

Sentiva la sua mente esposta continuamente al pieno offuscamento erotico; ‘come un bambino nel quale mente e corpo sono originariamente posti sullo stesso piano e vengono avvertiti entrambi in tutta ingenuità’. Lui prendeva tutto per autentico, tutto gli sembrava nuovo, e aveva slanci pieni di fiducia e fede smisurata. Vedeva il mondo in tutta la sua bellezza e pensava che gli altri vivessero la sua stessa fede. Si rendeva conto, in realtà, della sua distorsione, ma all’atto pratico non riusciva bene a distinguere le sue buone intenzioni dalle altrui, che spesso erano tutt’altro che buone. Per questo si rendeva sempre disponibile ad aprire dialoghi e confronti, a vivere ogni situazione senza strategia alcuna, ma poi la meraviglia e a volte lo sgomento predominavano quando era lui ad accorgersi che quel modo di esporsi non era compreso, ma solo usato strategicamente. Diciamo pure che mancava in lui, una giusta dose di realismo relazionale; mancava in lui la giusta dose di distanza tra se’ e l’altro. Una mancanza che non lo proteggeva, ma che spesso lo aveva danneggiato e non protetto. Al solo pensiero, il senso di solitudine lo devasto’, era di nuovo solo, solo ad imparare come potersi destreggiare in un mondo di cui troppo spesso si sentiva alieno, pur sentendosi tremendamente attratto dalla calamità’ delle proprie dinamiche….rdn

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foto: Veduta dell’Etna dalla cupola, Catania

‘Restaurato’….

‘Restaurato’ dalla sua spontanea solitudine, si lasciò trasportare dalla quotidianità della vita e dalle nuove cariche amicali che andava ricercando lungo il cammino. Si ritrovò, così, in un luogo surreale, un pezzo di storia dove i folli erano i fantasmi custodi, e i guardoni i pazzi che abitavano intorno. Tra grate alle finestre e porte di un tiepido e usarato grigio, lo inebrio’ una musica conosciuta, che riscaldava L’ anima con la sua voce per nulla dolce, ma graffiante, disperata e arrogante. Avvolto da sconosciuti fumo’ all’inverosimile per esorcizzare la sua solitidune che aumentava alla vista di un abbraccio tra due innamorarti. Fu travolto, però, da una strana euforia scaturita forse dai sorrisi delle persone intorno a lui che gli trasmettevano allegria e senso di appartenenza. Si passò da un bar all’altro, si alternavano centinaia di volti interessanti, ognuno con una storia bella e brutta, ma una storia vera, di vita vissuta, ognuno la sua. Ogni luogo una musica diversa sensazioni diverse, ma le uniche coinvolgenti restavano i suoni che in qualche modo lo collegavano al suo passato, lo collocavano in un preciso nostalgico luogo…chissà perché…! Aveva bisogno, ora più che mai, di credere in un bel calcio di rigore, travolgente e vincente…rdn

 

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Corse a casa….

Corse a casa, si sentiva stanco, aveva voglia di chiudersi la porta alle spalle e stare solo con se. Sali le scale si spogliò, entro in doccia e si lavò da dosso la lunga ed estenuante giornata, poi si abbassò il cappuccio dell’accapoatoio e si guardò allo specchio. Il suo volto ancora poco provato dall’esterno era lineare mostrando tutta la freschezza del suo essere oltre ogni cosa. Si versò del vino che aveva conservato per una occasione stimolante, quella lo era. Andò fuori, attratto da una mezza luna macchiata da qualche nuvola è distratta dai fari e da luci impazzite di una allegra festa di paese. Chiuse tutte le finestre, affinché non arrivasse il frastuono della festa che si svolgeva sul lungomare. Una volta era incuriosito da questo tipo di feste di piazza, dov’è tutte le famiglie si riversano con l abito più bello e bambini contenti. Feste svuotate oramai dal frastuono di ogni Io. Accese quella candela che nessuno aveva ancora infuocato per lui, si stese nudo sul divano e si lasciò andare in profondi sospiri per un relax più profondo…rdn

 

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Era pienamente….

Era pienamente preso da una sensazione straordianria di pieno riconoscimento di se stesso. Per anni lo avevo ricercato altrove ed ora dopo tanto distrarsi per non sentire la tristezza, si sentiva riconosciuto. Era lui che si riconosceva, conosceva finalmente le modalità tramite cui poteva sentirsi di essere riconosciuto da se stesso. Un’altra convinzione nacque di conseguenza: sapeva perfettamente di avere dei bisogni, delle ‘esigenze’; in quanto soggetto riconosciuto, era anche esigente. Tali esigenze non erano quelle di un tempo, che lo rendevano rigido, chiuso verso chiunque fosse diverso, non rientrasse nei suoi modi di essere al mondo. Le sue esigenze erano tutt’altro, forse piu pratiche, meno ‘perverse’, riguardavano, quindi, l’esterno. Oggi cercava delle cose ben precise, come, per esempio, qualche anima che accendesse una candela in quel preciso istante in cui anche lui lo desiderava. Chiamatela sintonia, feeling, per lui era un forma di riconoscimento del esistere per qualcuno. Sapeva bene, però, che in quel preciso momento non era in grado di poter essere accolto e riconosciuto in questa modalità ‘assoluta’ e alla domanda di una sconosciuta, venuta da molto lontano: vuoi una relazione? Lui rispose un secco no, convinto più che mai di quella risposta. ‘Per ora’, disse, ‘in questo preciso momento non credo che ci sia una persona che mi possa riconoscere’ continuo’. La sconosciuta un po’ delusa da quella risposta che non lasciava alcun dubbio, sorrise muovendo le labbra dolcemente, quasi come se volesse replicare ma il fiato non fu così deciso da mettere suono, abbasso’, quindi, lo sguardo e quando lo rialzò scoppio in una risata leggera, leggera…..rdn

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Foto: Barcellona

E finalmente…

E finalmente si aprì uno spazio anche per lui. Un luogo isolato lo accolse, tutto gli sembrava più tiepido e allo stesso tempo più accogliente. Sentiva di nn aver più bisogno di stimoli, ma, stranamente, solo di quiete. Era come se avesse fatto il giro del mondo e in brevissimo tempo, vissuto tante vite, ma in tutto questo vivere non portava nulla con se’, solo un gran bisogno di quiete. Desiderava essere accolto da nessuno se non da se stesso; ecco, forse per la prima volta nella sua vita si era così tanto immerso in se stesso, perso in se stesso che ora aveva solo bisogno di una decompressione. La sensazione di non aver portato niente con se, derivava forse da questo.
Come in seguito ad una sbornia, quando bisogna attendere che il sangue si ripulisca e riprenda il suo percorso naturale, per capire cosa fosse successo, così lui aveva bisogno di stendersi e al contatto con gli elementi naturali sentirli emozionalmente placati, per accogliere tutto ciò a cui si era esposto. Accogliere, accettare ogni minima parte di se’ che si espone e cambia ogni qualvolta si gioca con la vita senza tirarsi indietro e senza che la ragione limiti troppo la volontà di gioire del divertimento di una sbornia che arriva sempre troppo tardi….rdn

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Foto: Maronti, Ischia 2016

è proprio quando….

È proprio quando si sentì proprio bene, si accorse che i momenti di grande solitudine e malinconia profonda, pur poco frequenti, oramai, erano di una intensità immane, irrompevano togliendogli il fiato, obbligandolo a chiudere gli occhi per far fluire quel mare di dolcezza che arrivava da luoghi conosciuti solo dall’ anima. Momenti rapidi che gli producevano una infinita’ di domande, un flusso di interrogativi sul perché pur stando andando nelle direzione voluto apparivano così irruenti. Forse derivavano dalla disperazione dell’ umana condizione che lotta contro contro la propria situazione di essere solo, che al tempo stesso ha bisogno di non morire ma di esser protetto e amato quindi riconosciuto. C erano esperienze forti e confortevoli, durante le quali questi sensazioni erano più sentite e forse perché quelle situazione erano vissute dopo un percorso nato da altre forti sensazioni e quindi a causa di un qualcosa vissuto a metà e non pienamente? Di qualcosa vissuto con l’incapacità di accettarlo, di permettersi di essere riconosciuto?…rdn

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L’unica cosa…

L’unica cosa di cui poteva essere sicuro era nn aver mai pensato di essere ‘qualcuno’; qualcuno che potesse lasciare un segno, qualcuno di cui la gente poteva leggere sui giornale per qualcosa di strillante. Forse aveva più aspettative rispetto al mondo che rispetto a se stesso. Insicurezza? Mancanza di grinta? Autostima alle caviglie? Incoscienza? Non sapeva la risposta, ma penso, ora, che questa sua caratteristica non era improduttiva, anzi aveva permesso che potesse evolvere spontaneamente e li-be-ra-men-te, senza restrizione e limiti di possibilità. La sua crescita personale e lavorativa era un continuo divenire senza meta, tutto si srotolava davanti a se’ minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno. Si sentiva più stimolato, più incuriosito da ciò che poteva diventare soprattutto grazie a se stesso e alla sua volontà e genialità; si, genialità, ad un certo punto aveva scoperto sulla sua pelle di avere il timbro della genialità, che a volte andava rallentata, ma spesso era per lui un modo per incanalare in modo ‘sano’ la propria energia. Il divertimento della vita era questo fluirle dentro con continue inaspettate avventure che a tratti lo allontanavano da se’, ma che lo facevano assomigliare sempre di più a ciò che realmente era, realmente e’…..rdn

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Photo: Mimmo Jodice, Museo Madre, Giugno 2016

Il so ruolo….

Il suo ruolo era, un tempo, ben definito, tutto era stato ben predisposto, architettato, da chi? Da lui? Dal mondo? ma sicuramente lui si era sottomesso, quindi lui aveva accettato. Aveva scelto un ruolo rigido, di quelli fintamente desiderati, da cui diventa quasi impossibile uscirne. Trinceramento totale, nascosto dietro ai più banali “Ess muss sein” imposti dall’intelletto dello stupido uomo. I suoi doveri erano quelli dell’uomo comune, niente di più; quelli da cui l’uomo comune non riesce a sottrarsi, se non per volontà altrui. Doveri, che in pochi si scelgono lucidamente per volontà, ma che in molti, compreso lui, era accettati per volontà generale, forse per invidia, forse per competizione, forse per riempire o forse perché così deve andare. Pensò, che quelle sono morbide catene, che possono tenere un uomo vivo e stimolato, ma possono anche ucciderlo, renderle poco lucido e “pericoloso” sia per sé sia per gli altri. Libero arbitrio? esclamò; mmmmhhhh, si certo è un libero arbitrio, siamo sempre noi a scegliere, ma quale condizionamenti e tristezze ci sono alla base? Certamente, poteva rispondere solo per sé, e ciò che sentì era una profonda delusione e derisione per quell’uomo che ha impiegato tanto tempo per capire che tutta quella rappresentazione, che era la sua vita era triste e a tratti patetica……rdn

 

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E schizzava dritto…

E schizzava dritto per la sua strada, ma la sua mente si focalizzava su un pensiero ben preciso: quante volte aveva pensato che ogni suo comportamento potesse essere sintomo di crescita o semplice presa per i fondelli. Ogni scelta secondo lui aveva questi risvolti e la conoscenza si sarebbe avuta solo a distanza di tempo, forse. oltre a se stesso, anche il mondo lo aveva troppo spesso preso in giro, muovendo i suoi fili a propria discrezione, senza considerare cosa pensasse e cosa volesse. Il mondo lo aveva troppe volte voluto inserire in precisi ruoli, gli aveva imposto ruolo ben specifici, di cui, lui, senza accorgersene, aveva vestito alla perfezione ogni piega. Ora, però, era tempo di vivere a modo suo, non avrebbe accettato dedizione alcuna, avrebbe vissuto a 360 gradi avendo il più ampio raggio visivo e il grande campo di azione. Ogni secondo avrebbe potuto modificare tutto. Ogni sguardo che lo avrebbe turbato sarebbe stato accettato. La vita, insomma festeggiata e riverita in ogni suo aspetto….rdn

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Foto: Honda Four, 1976

 

Allora cominciò…

Allora cominciò a capire che per incontrare se stesso doveva percorrere altri sentieri. Sentieri insidiosi, aridi, ma molto familiari; una familiarità molto pericolosa, in cui perdersi,di nuovo, era semplice ed anche meno faticoso, ma non lo avrebbe portato lontano, o meglio avrebbe reso vano il suo correre fin qui. Darsi l’opportunità di “sguardare” alcune sensazioni che oggi arrivavano in modo più chiare e nette, era un modo per stabilizzare il suo cammino. Comprendere, rappacificarsi e accettare ciò che non riusciva un tempo, diveniva ora fondamentale, Si aprono varchi improvvisi che se accolti, pensò, possono essere compresi e che lo avrebbero portato ad un livello superiore, dove avrebbe potuto, sicuramente, rompere delle dinamiche che prima lo rendevano legato, antipatico e arrogante. Ora desiderava sorridere, emanare bellezza e riceverne. Era convinto che il suo “cambio pelle” andasse in questa direzione e che, tranne pochi momenti, sarebbe riuscito per sempre a scacciare ogni forma di distorsione, ogni sensazione “dannosa”. Poi riflettendo sul termine “dannoso”, aggiunse, ogni sensazione che lo avrebbe riportato in momenti di involuzione e non di espressione delle sue parti migliori; parti migliori che spesso ha messo in pericolo accettando, rovinosamente ciò che dall’esterno lo investiva senza permesso….rdn

 

 

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