In quel momento di felicità improvvisa, ma radicata e difficilmente turbabile, era molto ricettivo alle tensioni che muovono i rapporti sociali in genere e in particolari le relazioni intime. Il suo stato gli facilitava la possibilità di captare istintivamente il divario essenziale delle tensioni, che se pur semplici gli risultavano fondamentali per stabilire rapporti sani ed equilibrati, tra il desiderio e il bisogno, destre vs need.
Era super sensibile a individuare un cuore affamato che urlava tutta la sua solitudine e comprendeva quanto questo si muoveva su un bisogno emotivo e non sul desiderio e che più si muoveva attraverso la necessità emotiva maggiore diventava il rischio di incorrere in rapporti fallimentari dove tutto ciò che si cercava era la soddisfazione dei propri bisogni. Spesso, aveva verificato, la dinamica diventava un modus vivendi causando quelle che molti chiamavano col termine dipendenze, ossessività; pur di non immergersi nel proprio ‘vuoto’ godendo nella ripetizione continua di una biografia masochista.
Il desiderare, invece, gli echeggiava bellezza, cantando il ritornello più vecchio del mondo ma poco praticato ‘ libertà di amare’….si si sembrava facile, pensava e sorridendo si disse: ‘ non lo è, in quanto per essere liberi di fare qualcosa, si dove essere anche liberi di non farlo. Le dinamiche che danneggiavano e che permettevano di avvitarsi in dinamiche perverse basate sulla necessità, non rendevano liberi, ma prigionieri del propri bisogno di alleviare la colpa, la paura dell’essere abbandonato o per perpetrare sempre le stesse ‘economie energetiche’
‘Liberi di amare’ e quindi ‘desiderare di amare’ prevedeva, quindi pensò, di perdere quell’amore, di poterlo lasciare andare seguendo il naturale processo di perdita e autorigenerazione che la vita offriva.
Liberi di amare significava, ora, aver trasformato il bisogno in desiderio, essere riuscito ad attendere il proprio tempo e sapere che il desiderio non sarebbe mai stato soddisfatto….rdn