Bi sogni

Un fiume in piena che travolge
Un fiume in piena i cui detriti schiudono ferite richiuse dalle carezze del fluire che si alternano ai graffi
Un fiume in piena che colma la mancanza

Un fiume in piena che copre la bugia scoprendola con l’inaspettata attesa del codardo
Un fiume pieno di vita che lascia la scia e tu non puoi più stare senza…rdn

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Con me….

Nn ti poggiare, fammi riposare
dammi la mano, andiamo lontano?
un affanno distratto
un sospiro inviato da chi non riesce a farsi guidare,
da chi non riesce a non domandare,
per chi l’accettare e un gran passo nel dare…
Dove è dentro
Quando è ora
chi ci riesce gioca e sorride
gode e sta bene….rdn

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Greet….

Possedeva il dono dell’accoglienza. Riusciva da sempre ad essere accogliente, dove accogliere significava ricevere qualcuno, aprirsi e permettere a qualcuno di entrare; non aveva però la caratteristica del formale ‘così si fa’ ma possedeva in sé quella del ‘mettersi in gioco’, accogliere per ‘vedere’ l’altro e ri-conoscerlo, per  crescere,per creare un dialogo, uno scambio di conoscenze, di vita.

Non aveva sempre avuto la vita facile in questo, perché accogliere non corrispondeva sempre ad un rapporto fluido e risonante, ma anche e soprattutto a quando le dinamiche diventavano pericolose, spigolose……’è qui che si cresce, può avvenire il cambiamento…pensava…! Aveva osservato che la maggioranza scappava da ‘l’altro’ dissonante, lo considerava ‘straniero’ non in sintonia, e pensava che questo avvenisse a causa della volontà di imporre il ‘personale’ pensiero, se non se stesso e in questo non trovava niente di accogliente.

Si agganciava spesso, in passato, a chi magari trovava stridente, poco ma molto poco accogliente. In passato, poteva essere chiamato masochismo, curiosità, sfida, ma troppo spesso si era imbattuto in questo tipo di scontri, dove lui accoglieva e l’altro scappava, respingeva ogni tipo di accoglienza; una continua lotta, un attacco e fuga continuo dove poter farsi male era una regola. Ora non era più così, ora ‘lasciava andare’ chi non era pronto ad essere accolto, quantomeno…..ora sapeva, forse, di essere accogliente nello giusto modo, nel modo giusto per sé; non accoglienza per controllare l’altro, per produrre le solite dinamiche che gli permettevano di star fermo anche se sembrava si muovesse, ma si trattava di un nuovo modo di considerare l’altro, di sentirlo così com’era davvero, per quello che voleva mostrare.

Non era stato facile arrivare a questo stato di evoluzione, ma, ora, sapere di esserci gli faceva vivere un’esperienza di essere evolutivamente superiore, quell’essere che non ha più bisogno della sua vecchia pella, davvero pulita e rinnovata; non era, finalmente, scivolava nella vita, lasciando andare fantasmi del passato, e se ne accorgeva soprattutto quando i suoi occhi, inconsciamente, senza alcun comando, come biglie di vetro, pensanti e decise, automaticamente cambiavano direzione quando incontravano qualcuno che aveva seriamente messo in pericolo le sue parti migliori.

Oggi, accogliere per lui diventava un superare una ‘mancanza piena’ e supportare una ‘mancanza vuota’  per vivere in modo fluido se stesso, per entrare nell’altro in continuo cambiamento, per farsi penetrare senza la paura di essere trapassato, visto e riconosciuto…..

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Un carosello…..

Un carosello di immagini e sensazioni affollava la sua mente; erano i suoi sogni dove riusciva a rintracciare le sue paure e le sue emozioni più recondite. Era in quelle notti, quelle oniricamente più produttive che lo rendevano incuriosito e stimolato. La sua maggiore aspirazione era conoscersi. Lui voleva conoscere e diventare ciò che aveva dentro davvero, senza filtri e schermi. Sfilate fiabesche con tori d’oro in fiore e carri con animali di ogni genere; percorsi obbligati e omini scuri che gli ostruivano la grande scala che di corsa stava percorrendo per scendere non sapeva dove. L’incontro con se stesso, poteva avvenire soprattutto di notte, pensava, quando tutto si ferma e la mente e il cuore sono in balia della propria storia. Gli ultimi sogni gli avevano precisamente fatto toccare con l’animo la paura che non aveva mai considerato di alcune parti della donna e dell’ uomo. Tutto diventava presente in quelle notti, delle sensazioni strane che ora sapeva di conoscere bene, ma su cui non aveva mai posato l’orecchio, prima di quelle notti. Tutto ciò lo lasciava intontivo, incuriosito e pensava che questa fosse la ricchezza. La ricchezza lui la rintracciava nella possibilità di scoprirsi e non scappare da se stesso. La ricchezza la trovava nel darsi la possibilità di trovare la sua verità per rintracciare il resto nel mondo in modo più onesto e non sprovvisto….rd

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Foto: me in Festa popolare Campana “La Madonna delle Galline”

ritorno alla ‘responsabilità’

E pensava a quanto poteva essere gratificante per un ‘uomo’ prendersi le responsabilità delle proprie azioni, belle o brutte che siano, ridicole o seriose.  Ciò che, secondo lui, poteva contribuire a ridare dignità all’uomo, ormai confuso e sbandato, perso nel vortice di valori sbiaditi, arreso alla sua solitudine, costretto a combattere contro l’ancestrale paura della morte, era il coraggio di ‘mostrare’, ammettere le proprie debolezze, i propri errori e perché no, la propria bellezza; ciò poteva essere un tributo, quanto meno a se stessi come essere immerso nell’umana condizione apparentemente superiore…rdn

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Foto: Tomba di Giulio II di Michelangelo, la statua di Mosè diMichelangelo, chiesa di San Pietro in Vincoli – Roma

Ah però….

Si trovava in un periodo in cui molte persone che incontrava , che semplicemente attiravano la sua attenzione ,sul tram o in metropolitana, parlavano di rapporti .Ognuno aveva la sua frase saggia che raccomandava all’altro ,con una bella pacca sulla spalla, con la predizione di chi già sa tutto perché ha vissuto l’impossibile .l’altro non sa perché non ha vissuto per niente. Poi il suo sguardo si posò su una coppia di amiche e focalizzo’ l’attenzione su di una frase che una delle due disse quasi come se ne fosse realmente convinta: il segreto nelle relazioni è non avere aspettative. L’altra abbassando lo sguardo le rispose: è vero, hai pienamente ragione. Lui resto’ perplesso, anzi, passava il tempo è quella frase lo rendeva irrequieto e sentiva dentro di se’ una strana spinta salire. No lui non era per nulla d’accordo. Quando incontri qualcuno la prima reazione è l’aspettarsi il saluto, un sorriso; se conosci per la prima volta qualcuno e la conoscenza è interessante e L’ interesse è reciproco ci si aspetta di approfondire; se qualcuno parla e lusinga qualcuno, quest’ultimo si aspetta che le parole saranno poi supportate da un comportamento adeguato. Secondo lui qualsiasi tipo di relazione anche la più superficiale, anche quella con il negoziante di fiducia, col portiere, ecc prevede necessariamente delle aspettative. Dove andava a finire la parte umana, quella sensazione, quella istintiva se ognuno non avesse avuto più aspettative? Anche l’uccello che cova le sue uova si aspetta che il maschio procuri il cibo per entrambi…. È’ vero che siamo avanti, siamo nell’epoca degli amici e degli amori vissuti in webcam, ma anche lì , si aspetta che l’altro accendi la cam e si faccia vivo, penso’, restando perplesso ancor di più è una domanda lo assalì….e se dietro questa ‘profonda’ saggezza si rilevava invece una profonda incapacità di sostenere un legame? E se l’assenza di aspettativa aveva solo il fine di mascherare un narcisismo superficiale e mirante esclusivamente al benessere soggettivo?……rdn14572821_10209344803930697_5341721074392628621_n

Aveva la sensazione….

Aveva la sensazione di essere perennemente su un tappeto mobile, di quelli che si trovano negli aeroporti dove senza muoverti ti porta dritto tra i cieli. Per lui non era una sensazione di comodità, a lui non piaceva stare fermo ed aspettare di arrivare, ma voleva arrivare muovendosi; invece si sentiva camminare immobile visto, osservato, apprezzato a tratti inviadato, colpito dai tanti sguardi ma nessuno di questi riusciva a catturarlo. La sensazione precisa era quella di essere diventato inafferrabile. Perché? Era troppo distante? Nessuno riusciva ad essere colpito pur se ammirato? Era a causa della solito è ossessiva idea di far ‘paura’? Intanto, il tappeto lentamente andava e lo portavo avanti e gli altri lo vedevano, qualcuno si girava è sempre più sentiva di essere inafferrabile, eppure quanto sentiva necessario, vitale per se essere catturato, intrappolato, ma poi la solita difficoltà lo invadeva, quella di respirare, si sentiva improvvisamente oppresso. Aveva nello stesso momento il bisogno di essere afferrato, ma anche una disturbante sensazione di oppressione. Era umano, la paura di lasciarsi andare probabilmente era ancora presente in lui è ciò causava là sentimenti contrastanti, bipolari che se da un lato lo confondevano, dall’altro lo convincevano ancor di più che presto sarebbe sceso da quel tappeto e avrebbe camminato con i suoi tempi facendosi afferrare dalla vita e perché no, si sarebbe lasciato intrappolare da quei fantastici sogni che possono anche restare tali ma che gli lasciavano un dolce e intenso brivido….rdn

 

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Foto: sculture lungoporto, Barcellona

Ritornava…

Ritornava, spesso, col pensiero a quelle casette di vetro a cui avevano vietato tirare le pietre, che tanto offendevano; tenute in piedi da equilibri così fragili o dall’incapacità di credere fortemente in se stessi? Lui, pensava che una casa di vetro non ne aveva mai avuto. Finalmente, si accorgeva di essersi sempre troppo esposto, almeno negli ultimi anni. Certo aveva innata una predisposizione alla discrezione e al rispetto di ciò che accadeva intorno a lui, ma aveva esposto a qualsiasi esperienza ogni parte di sé. Se pure avesse posseduto una protezione fragile, costituita, cioè sulla paura che potesse rompersi facilmente, ormai non esisteva più. Le tempeste che aveva attraversato erano state così tante che ormai anche i cocci erano scomparsi. Ora non aveva protezioni, non aveva alcuno schema da seguire né strategia, ma sapeva che se avesse voluto adeguarsi al mondo doveva mettere su un piano con tutte le caratteristiche di sopravvivenza. Mentre dialogava con se stesso, si accorgeva, però, di non essere adatto a questo tipo di percorso. Lui aveva come caratteristica principale la coerenza, la fluidità; dalla sua bocca venivano fuori solamente ciò che sentiva al momento e poi cercava in tutti i modi di sopportare “l’emozionante’ con cmpartamenti adeguati e non irriverente. Non andava bene per il resto del mondo, questo suo “stare”? lui era questo e nel suo percorso scopriva sempre di più che non poteva essere diversamente, anche se spesso, questo diveniva dannoso. Poteva proteggersi con un paio di occhiali, con un foulard, con un cappello, ma non voleva proteggersi emotivamente, ma voleva sentire perché aveva capito che vivere significava “sentire”, “rischiare”, “ricevere” per poi “perdere”……rdn

 

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foto: Pierre58, NewYork city

E’ da presuntuoso…

‘E da presuntuoso sentirsi un eletto’ ? Penso’. Si, proprio un eletto, una persona, cioè, che riusciva suo mal grado ad andare sempre oltre in ogni situazione. Riusciva a vedere sempre il lato migliore in ognuno. Con alcune persone riusciva, addirittura, a creare un mondo sospeso, in cui tutta la bellezza poteva essere inclusa, l umanità altrui veniva espressa in tutta la sua forza e lui la sosteneva, la incentivava. Faceva in modo che l’altro si trovasse in uno stato di agiatezza interna in cui tutto era possibile e tutto era un continuo fluire di intense emozioni. Un mondo parallelo che, però, al suo dissolversi risultava quasi fantastico, addirittura spaventoso per chi riusciva a condividerlo. In questo si sentiva un eletto, in quanto lui avrebbe vissuto per sempre in quella bolla di sensazioni infinitamente leggere ma profondamente sentite. Lui non le nascondeva, ma le anelava. Gli altri le sfuggivano. Ecco, nella sua presunzione aveva trovato la risposta al perché molti lo sfuggivano, al perché molti creavano intere autostrade pur di stargli distante. La risposta non era nell’insensibilità o nella mancanza di rispetto, o nell’efocentrismo altrui, ma nella paura di toccare di nuovo quel livello emotivo sospeso in cui per molti è come un sentirsi straniero in casa propria, perché rispondere al mondo con la propria anima era per pochi, solo i pochi eletti sapevano sentire e sostenere un livello altissimo di empatia con l’energia che li circondava. Troppa la responsabilità, troppo pericolose le conseguenze di un necessario ma ipotetico cambiamento, a quel punto, doveroso….rdn

 

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Foto: vista di Nisida, Ischia e Procida dal Virgiliano, Napoli

E poi…

E poi riapparve prepotente, quella arcaica sensazione/ bisogno di essere riconosciuto. Era convinto che, finalmente, aveva superato quella ferita che, in passato si riapriva continuamente. Sentiva di averla accolta e curata con cura ed era convinto che fosse oramai solo un segno sulla sua anima, ma invece improvvisamente un Ping pong dialettico fece saltare qualche punto di sutura e quell’angosciante sensazione di non essere visto, considerato, ascoltato lo fece affogare in un lungo silenzio per lui altamente rumoroso tanto da ricoprire qualsiasi altro rumore. Che fare, allora? Fu questa domanda, che lo fece sobbalzare e riflettere: se qualcuno che non lo riconosceva, il suo equilibrio non era messo più in discussione. L’altro in questo caso non riusciva profondamente a considerare la possibilità di avere di fronte una persona integra, che ‘mostrante’ tutto si riconosceva interamente, ma lo considerava un pericolo per il suo equilibrio precario. Non era un giudizio, aveva imparato a star lontano da queste trappole, ma una ‘semplice’ considerazione che lo riportava in se’, riuscendo a rompere le vecchie dinamiche e lasciare andare chi ancora una volta non riesciva a vivere alcune emozioni in modo sano e liberatorio, come atto di evoluzione e non di attentato alla propria casetta di vetro….rdn

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